Disordini temporomandibolari

Cosa sono i disordini temporomandibolari?

I disordini temporomandibolari (TMD) sono un insieme di patologie, ad eziologia multifattoriale, a carico dei muscoli masticatori e/o dell’articolazione temporomandibolare (ATM) e delle strutture ad essi correlate. Sono la principale causa di dolore nel distretto orofacciale. E’ necessario fare diagnosi differenziale con altre patologie quali:

  • sinusiti od emicrane;
  • nevralgia del trigemino;
  • dolore idiopatico persistente

In sintesi, i TMD non sono patologie occlusali, ma bensì disordini muscolo scheletrici che richiedono una gestione dei segni e dei sintomi clinici e nei casi più severi, il trattamento del dolore cronico da parte di altri specialisti (es. neurologo, psichiatra, psicologo).

Come si pone la diagnosi di TMD?

La diagnosi è clinica ed è rappresentata da una buona conoscenza di semeiotica medica.
La classica triade di sintomi e segni clinici è rappresentata da:

  • dolore ai muscoli e/o all’ATM;
  • rumori articolari;
  • limitazioni od anomalie di movimenti mandibolari.

In quali casi va trattata la TMD?

Solo il 15% della popolazione necessita realmente di trattamento.
Le attuali evidenze scientifiche in merito all’argomento suggeriscono che le indicazioni per il trattamento si basano su:

  • presenza di dolore
  • limitazione severa nella funzionalità mandibolare
  • segni di patologia degenerativa dell’ATM

Quali esami radiografici sono necessari?

L’indagine radiologica deve essere programmata solamente qualora risulti evidente la necessità di maggiori informazioni da integrare all’esame clinico.

  • L’ortopantomografia come ausilio diagnostico nella fase specialistica dei TMD trova poca giustificazione scientifica, permette però di fare diagnosi differenziale dal altre condizioni algiche di origine dentale e non. Fornisce grossolane informazioni su alcune patologie dell’ATM o di fratture a carico del condilo mandibolare.
  • La TC è sicuramente l’esame di prima scelta per la diagnosi dei rimodellamenti ossei qualora la descrizione del dettaglio osseo rivesta fondamentale importanza, a discapito di informazioni sul disco articolare o sull’eventuale presenza di falde infiammatorie intra-articolari
  • La risonanza magnetica è da anni considerata lo standard di riferimento per la valutazione dei tessuti molli dell’articolazione temporomandibolare.

Com'è fatta l'articolazione TMD?

L’articolazione temporomandibolare articola la mandibola all’osso temporale del cranio. La porzione della mandibola che prende contatto con l’osso temporale, prende il nome di condilo. Ciascun condilo alloggia in una depressione dell’osso temporale chiamata fossa glenoidea. Come in ogni articolazione del corpo umano il contatto osseo non è diretto ma mediato da un disco o menisco articolare, una struttura di cartilaginea lubrificata che permette lo scivolamento fra le ossa, consentendo i movimenti di apertura, chiusura e lateralità. L’intera articolazione è contenuta in una capsula articolare costituita da tessuto connettivo fibroso che la circonda.

Come si curano i TMD?

Il trattamento dei sintomi di TMD mediante modifiche irreversibili dell’occlusione come il trattamento ortodontico, protesico o il molaggio selettivo è fortemente sconsigliato dal punto vista scientifico.
Secondo le linee guida dell’International Association for Dental Research del 2010, invece il trattamento dei TMD nella maggioranza dei casi avviene con la gestione dei sintomi attraverso approcci più conservativi e reversibili come placche occlusali, fisioterapia, farmacoterapia, terapia cognitivo-comportamentale, terapia fisica, applicati in un contesto biopsicosociale. Solamente una ridotta minoranza di pazienti necessita di trattamento chirurgico.

Ho un click articolare, va trattato?

Il click articolare è un rumore dell’articolazione temporo-mandibolare dovuto al fatto che il disco articolare non è correttamente posizionato fra il condilo mandibolare e l’osso temporale del cranio ma si trova dislocato in posizione anteriore; durante i movimenti di apertura e/o chiusura, i capi ossei vengono in contatto generando il “click”. L’idea di riposizionare il disco articolare dislocato (ossia riportato indietro nella sua posizione originaria) mediante l’impiego di placche occlusali o trattamenti irreversibili come riabilitazioni ortodontiche o protesiche che costringono il paziente a chiudere la bocca in una posizione di avanzamento mandibolare forzato hanno mostrato una elevatissima percentuale di fallimento. Tale approccio è assolutamente da evitare.